Leggo la tua storia
attraverso la sottigliezza delle tue palpebre
Francis Coffinet
Decifro un rigo musicale che
mi è stato tracciato sul cuore:
solchi
profondi.
Stesso fiore genetico sulla superficie
dei corpi e dei pensieri.
Ricongiungere i sudori.
non rompere i flussi.
È sempre lo stesso sogno che ritorna:
Mi rannicchio
sul ciglio della notte
e entro in
lei come a nuoto -
gesti guidati soltanto
dalla densità dell’aria,
da fusioni di linfa e frasi.
Risalgo il corso del fiume, mi avvicino: non tacere.
Un dio vigila sulle grandi confluenze organiche:
la carne rimane attaccata all’osso
e il filo azzurro del tramonto mantiene teso il nostro
desiderio.
Avrei voluto essere con te fin dal giorno della tua nascita,
conoscerti nel latte dell’osso,
nel vento tiepido dei primi anni.
Crescita delle catastrofi,
trascinamenti di muscoli lungo le scogliere-
e il tuo nome, ora: un
colpo di rasoio nella via lattea.
Il verbo di nuovo s’innesca a contatto con il sangue -
Cammini sulla lentezza,
Un filo ondeggia nel
tuo occhio - contorno preciso del movimento -
Ridesti il giorno caduto sul fianco della notte:
forme appena incrociate,
piccolissime spiegazioni di corpi -
Si filtra, si blocca, si fissa i sentimenti
nel triangolo più emaciato del volto -
Mosaico di Ravenna e costellazioni incluse nella mascella.
Leggo la tua storia attraverso la sottigliezza delle tue
palpebre,
velo fluido che hai tessuto sul mondo, materia organica del
dubbio,
decriptazione di un’alchimia di ciglio -
L’ago della bussola gira senza sosta in me,
odo il canto dei poli:
un incantesimo, un’infinita successione di volti -
Ogni destino magnetizzato dal corpo che lo chiama -
Il movimento d’orologeria si accelera verso la fine
palpiti
di pensieri
Ci sarà mai una sola notte di pace sulla terra?
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